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Immagine del redattoreMarco Bazzoli

INDIGNADOS


di @MarcoBazz92


È risaputo che l'indignazione in Italia viaggia a corrente alternata e, quando arriva, è sempre in ritardo.

Nelle ultime settimane è scoppiato il caso di Ilaria Salis, la ragazza italiana detenuta nelle carceri ungheresi. Il faro della politica e dell'informazione ha puntato Ilaria quando questa é comparsa in un tribunale ungherese con catene alle caviglie ed ai polsi seguita da una guardia che la teneva al guinzaglio, un trattamento degno di una dittatura (comunista, perché attualmente di fasciste non c'è ne sono) è stato detto ma, guardandoci attorno, anche negli iper-democratici Stati Uniti, i detenuti vengoni scortati in tribunale con ferri alle caviglie ed ai polsi. Però gli Stati Uniti sono i "buoni" e l'Ungheria i "cattivi" quindi state pur certi che il faro non punterà mai oltreoceano.

La cosa bizzarra e anche un po' triste di questa vicenda è un'altra però. Come mai politici e giornalisti, salvo rare eccezioni, hanno impiegato quasi un anno prima di indignarsi, fare interrogazioni parlamentari e stendere lenzuolate sui maggiori quotidiani italiani? Perché, signori miei, Ilaria Salis, è quasi un anno che soggiorna in condizioni pessime nelle prigioni magiare. Non l'hanno arrestata l'altro ieri. Non sarà mica che ora è diventata utile a qualcuno per attaccare chi governa il Paese vero? Non sarà mica l'ennesima scusa "usa e getta" per attaccare l'avversario? Io spero vivamente di no, perché altrimenti abbiamo, anzi avete raggiunto un livello di bassezza morale e menefreghismo che non ha eguali.

Visto che ci siamo, visto che siamo nel "momento dell'indignazione", vorrei portarvi a conoscenza di un fatto che pare sia passato sotto silenzio a parte la rara ed esemplare eccezione del numero de L'Unità di domenica 11 febbraio che ne parlava in un articolo nella pagina curata dall'associazione Nessuno tocchi Caino.

Allora miei cari Indignados aprite le finestre dei vostri uffici e delle vostre redazioni e puntate il vostro faro sulla Sardegna (dai non è difficile, è molto più vicina che l'Ungheria). La luce illuminerà la figura di un ragazzo che si chiama Simone Niort. Simone è un ragazzo di 27 anni. Da quando ha 19 anni è in prigione. Simone è affetto da gravi problemi psichici e in 8 anni di galera ha tentato il suicidio circa 20 volte, si è inferto lesioni per almeno 300 volte, ha subito più di cento procedimenti disciplinari ed è stato trasferito incessantemente da una casa circondariale all'altra in Sardegna e per una breve periodo anche a Torino aggiungendo alle sue immense difficoltà anche la distanza dalla famiglia.

Simone è sempre stato affetto da problemi psichici e l'avvicinamento alla droga non ha fatto altro che peggiorare la situazione portandolo, nel 2016, in carcere. Purtroppo però proprio la sua situazione mentale non gli ha mai permesso di capire quel che faceva, quel che sbagliava e di conseguenza non gli fa capire nemmeno il perché si trovi isolato, lontano dalla famiglia, in prigione. Nel 2020 l'Ufficio di Sorveglianza ordina un periodo di sorveglianza psichiatrica per verificare che le condizioni di Simone siano compatibili con il carcere. La relazione viene terminata nel 2021 ma ne lui ne il suo avvocato possono visionarla. L'Ufficio di Sorveglianza la legge e nel novembre 2022 indica che il ragazzo ha un disagio che lo rende incompatibile con il carcere. Inspiegabilmente però non viene chiesta la scarcerazione ma viene chiesto al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di trovare una prigione che possa ospitare Simone in compagnia di tutti i suoi problemi psichici. La richiesta resta senza risposta per diverse volte, ultima nel 2023 quando si scopre che la domanda veniva fatta all'ente sbagliato. Non andava presentata al DAP ma all'autorità amministrativa sanitaria. Sembra impossibile ma i fatti sono questi. Fondamentale sembra che nessuno abbia preso in carico realmente il caso di Simone, nessuno si sia preso la responsabilità di fare la scelta migliore per il benessere e la dignità di quest'uomo. Intanto il calvario di Simone continua. Continuano le sofferenze, i tentativi di suicidio, le ferite, le urla e le violenze sulle cose. Le sanzioni continue lo allontanano dalla socialità, lo isolano e rimane sempre più solo con il suo disagio. Per cercare di salvare Simone gli avvocati hanno deciso di rivolgersi direttamente a Strasburgo. Ma pure con la Corte europea dei diritti dell'uomo si è palesata l'indifferenza del Governo italiano. Nemmeno qui è stata trasmessa la relazione redatta nel 2021 che dichiara Simone Niort incompatibile al carcere e non è stata presa in considerazione nemmeno la richiesta dei Giudici di Strasburgo di presentare una relazione medica relativa alle condizioni di salute di Simone.

Simone Niort non esiste.


Voglio chiudere questo pezzo con l'ultima parte dell'articolo apparso su L'Unità di domenica 11 febbraio a firma di Antonella Mascia, Avvocata e membro del Consiglio Direttivo di Nessuno tocchi Caino.

L'indifferenza che avvolge Simone, completamente incapace di intendere le ragioni della sua detenzione, impermeabile alla possibilità di utilizzare il suo tempo per lavorare alla propria riabilitazione e rieducazione lasciano a chi scrive un dolore che indigna. L'agire per Simone nasce dalla convinzione che la vera giustizia possa essere raggiunta solo attraverso l'impegno di tutti, nessuno escluso. Dunque scrivo contro l'indifferenza e nella speranza che tutto quello che sta succedendo a Simone cessi al più presto, prima che altri tentativi suicidari possano andare a buon fine, semmai buono possa essere definito questo fine della pena.


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